Il clima è quello “fin-de-siècle” in cui due anime si fondono nell’atmosfera leggera e decadente del Liberty già sullo sfondo del clangore futurista; ma l’avanguardia di questi anni tocca solo in parte le attività della fonderia, dove si respira ancora il momento di transizione degli anni a cavallo fra due secoli. I tre soci mettendosi in proprio dopo anni d’attività in altre fonderie artistiche, possono sfruttare l’esperienza acquisita ottenendo il favore di molti nobili artisti dell’epoca.
Da Vercelli a Vicenza, passando per Milano, fondono a Battaglia: Vitaliano Marchini per la riproduzione delle sue figure, Giambattista Tedeschi, Luigi Panzeri e Antonio Rescaldini e in seguito Guido Righetti, Enrico Astori, Alfredo Sassi, Confalonieri, Paolo Sozzi e Giulio Branca. Milano è il crocevia di questa storia, attraverso le stanze dei suoi grandi musei: dalle Antilopi al vero di Guido Righetti al Museo di Storia Naturale, alla Concezione del 1921 di Adolfo Wildt (Milano 1968-191) al Museo della Scienza e della Tecnologia, fino al suo più maestoso cimitero, il Cimitero Monumentale, dove alle preghiere si unisce l’esperienza estetica tra sacro e profano. Dopo soli pochi mesi di lavoro, scoppia la guerra; due dei soci sono richiamati alle armi ma subito esonerati per le specifiche competenze e messi a capo di una fonderia industriale. Sono anni duri ma il lavoro continua: di giorno alla fonderia industriale, la notte a Battaglia.
Nel frattempo, dall’America, mentre la guerra volge al termine, la nostalgia del vecchio mestiere di fonditore d’arte riporta in patria il fratello di Ercole Battaglia, Vittorio, il cui ritorno segna l’inizio della ripresa. Francesco Vecchi si unisce poi come nuovo socio e la fonderia acquista il terreno e la fabbrica di via Gran San Bernardo 13. I protagonisti di questa nuova epoca danno voce al dolore e alla volontà di ricordare; il passaggio nel nuovo secolo è stato bruscamente interrotto dalla guerra ed il tono giovane e spavaldo delle avanguardie storiche è diventato adulto. Il genio infaticabile di Giannino Castiglioni si unisce alle sapienti mani di Battaglia in molte occasioni, ideando con Gaetano Moretti la colonna porta-bandiera donata dalla colonia italiana alla città di Buenos Aires e il Monumento ai caduti di Magenta (1925), mentre le figure dell’Ultima cena dell’Edicola Campari (1935, Cimitero Monumentale di Milano), dialogano solennemente con lo spazio circostante, reinterpretando l’ultima cena Leonardesca in uno dei più famosi monumenti dell’intero spazio cimiteriale milanese.